MARY SHELLEY e il suo "Frankenstein"

Chi era Mary Shelley, la scrittrice che duecento anni fa, nel 1818, creò "Frankenstein", uno dei più grandi classici di tutti i tempi? Ce lo raccontano due albi magnificamente illustrati dedicati a lei, pubblicati in Italia entrambi nel 2020: 

"MARY la ragazza  che creò Frankenstein", di Linda Bailey e Júlia Sardà, edito da Rizzoli,
 "IL MOSTRO DI MARY Come Mary Shelley ha creato Frankenstein" di Lynn Fulton e Felicita Sala, Splen edizioni. 

Colgo il suggerimento di Mara Pace che ne parla in un articolo sulla rivista Andersen (n 376 di ottobre), e li leggo insieme "per mettere a confronto le scelte narrative delle autrici, nel testo e nelle immagini, approfondendo ancora di più i meccanismi della creazione letteraria che sono al centro di una storia".
In "MARY la ragazza che creò Frankenstein" la copertina colpisce per le tante informazioni che veicola, a partire dal titolo: un chiaro riferimento all'età di Mary che quando concepì il romanzo era molto giovane, scopriremo infatti che aveva solamente 18 anni (pare incredibile se si pensa alla complessità di temi che caratterizzano l'opera). 
Júlia Sardà ci catapulta in pieno stile gotico optando per una palette di colori che va dal nero all'ocra, passando per tinte mattone che riscaldano le tavole. Nella cover dissemina dettagli ricchi di significato, in grado di anticipare la storia: una notte buia e tempestosa, corpi celesti che fanno pensare a una combinazione astrale perfetta, una rana a ricordarci gli esperimenti con l'elettricità effettuati da Galvani e i tentativi della scienza dell'epoca di sfidare le leggi della natura e infine lei, una giovane donna assorta nell'atto di scrivere. Il "Mostro" le siede accanto, sovrastante per dimensione ma apparentemente innocuo, quasi servile: sorregge la candela per consentire a Mary di scrivere nel buio della notte, in attesa del destino che lei inventerà per lui. 
"Come inizia
una storia?
A volte,
 con un sogno."
Linda Bailey presenta Mary come una sognatrice, una ragazza libera e curiosa che ama fantasticare, leggere e scrivere, e ne ripercorre la vita cronologicamente, a partire dall'infanzia. Pagine ricche di informazioni completate a fine libro da una nota dell'autrice in cui vengono spiegati episodi solo accennati nell'albo (probabilmente per renderlo fruibile a un pubblico più giovane), e dall'elenco delle fonti a cui ha attinto per ricostruirne la biografia.
Apprendiamo così che Mary è rimasta orfana della mamma undici giorni dopo la sua nascita ma è riuscita a mantenerne vivo il ricordo e la donna rappresenterà per lei un riferimento importante per tutta la vita. Da bambina, con l'aiuto del papà, Mary ha imparato a leggere seguendo il profilo delle lettere incise sulla lapide. Da ragazza si è nutrita dei suoi scritti. La mamma era infatti un'intellettuale impegnata nella difesa dei diritti delle donne e Mary, grazie a questi ideali che fece suoi, crebbe libera e indipendente, capace di sognare in grande e con ambiziose aspettative sul suo futuro.
D'altra parte suo padre era un filosofo e la loro casa di Londra era frequentata assiduamente da artisti, scienziati e scrittori. Mary crebbe pertanto in un ambiente molto stimolante e sin da piccola ebbe la fortuna di ascoltare discorsi tra intellettuali che le sarebbero rimasti impressi a lungo e di cui ritroviamo chiaramente riferimento nel capolavoro che scrisse qualche anno più tardi. Linda Bailey cita La ballata del vecchio marinaio* di Samuel Taylor Coleridge, una poesia in cui il protagonista, spezzando l'equilibrio tra sé e la natura, è costretto ad espiare le sue colpe. Vi ricorda qualcosa?
Ricchi di esperienze saranno anche gli anni della gioventù trascorsi in giro per l'Europa con mezzi di fortuna, in compagnia della sorellastra Claire e del poeta Percy Bysshe Shelley, con cui era fuggita a soli sedici anni per allontanarsi dal padre e dalla nuova moglie con cui non ebbe mai un buon rapporto. 
Quando mesi più tardi il gruppetto giunto in Svizzera farà la conoscenza del poeta più famoso al mondo, Lord Byron, e del suo amico, il medico John Polidori**, si chiuderà il cerchio. Proviamo a immaginare una notte d'estate buia e tempestosa, una casa (Villa Diodati) sul Lago di Ginevra, cinque menti giovani e brillanti che trascorrono il tempo tra racconti di fantasmi e discussioni sulle farneticanti teorie scientifiche dell'epoca... e infine una sfida, a chi tra loro scriverà il migliore racconto del terrore. 
Nei giorni successivi Mary cercò invano l'idea giusta, fino ad una sera in cui si coricò e fece un sogno terribile. Sognò uno scienziato che in pieno delirio di onnipotenza aveva generato un essere così mostruoso, da fuggirne lui stesso in preda al panico. Mary si svegliò terrorizzata: aveva trovato la sua storia!
Anni dopo il romanzo di Frankenstein, partito in sordina, ebbe un successo incredibile, anche grazie alla popolarità degli adattamenti teatrali. Negli anni ci furono anche diverse trasposizioni cinematografiche. Quella del 1931 è citata nell'ultima tavola dell'albo.
L'albo "IL MOSTRO DI MARY Come Mary Shelley ha creato Frankenstein" colpisce nuovamente, al primo impatto, per l'immagine visiva affidata in questo caso a Felicita Sala, Premio Andersen 2020 come migliore illustratrice. 
Le immagini cupe, in perfetto stile gotico, sono virate sui toni del grigio e dell'azzurro, colori che ricordano quelli di una sera buia e tempestosa. E in effetti Lynn Fulton inizia la sua narrazione proprio dalla fatidica notte di duecento anni fa in cui Mary ebbe l'ispirazione che determinò la stesura del suo capolavoro. 
Anche in questo caso il "Mostro" è presente già in copertina, figura sovrastante ma indefinita, a differenza di quello ben delineato dell'illustratrice spagnola Júlia Sardà, che ricorda dichiaratamente il Boris Karloff del cinema.
Le autrici, più che su una narrazione cronologica della vita di Mary, si concentrano sugli aspetti introspettivi cercando di delineare i meccanismi psicologici alla base del processo creativo. Testo e immagini si fondono raccontandoci a ritroso gli episodi più significativi della vita di Mary. In particolare Lynn Fulton dà grande risalto alla figura della madre, di cui adesso apprendiamo anche il nome, Mary Wollstonecraft
Il desiderio della giovane Mary di diventare una grande scrittrice è strettamente correlato con quello di dimostrare che anche una donna può avere un'opinione, può scriverla e può addirittura pubblicarla. Mary aveva deciso infatti di farsi portavoce delle idee della madre sulla democrazia e sui diritti delle donne. Quale miglior modo che diventare una scrittrice di successo? D'altra parte veniva da una famiglia di scrittori e stava per sposare l'amico e poeta Percy Shelley.
Ma torniamo a quella notte sul Lago di Ginevra, ai cinque amici che leggono storie di fantasmi e si sfidano a scriverne una. Mary è frastornata. Vorrebbe cominciare a scrivere ma le manca l'ispirazione. Eppure nella sua testa frullano tantissime idee. 
A scuotere la ragazza sono anche gli sperimenti scientifici dell'epoca e le folli teorie sul ridare la vita alla materia inerte. Gli uomini ne parlavano con farneticante eccitazione, lei si interrogava sulle implicazioni di tali mostruosità. Possibile che per l'essere umano fosse così importante dominare la natura? Mary si confrontava con i concetti  di "giusto" e "sbagliato". Immaginava l'orrore che sarebbe potuto scaturire da un simile evento, sia per il creatore che per la sua creatura. 
L'empatia verso il "Mostro", il tentativo di comprenderne il punto di vista immaginando la vita di un essere orribile, solo al mondo e non amato da nessuno, nemmeno da colui che gli ha dato la vita, chiarisce come questo albo, più che sulla biografia di Mary, faccia riferimento al romanzo stesso, assecondando la volontà della scrittrice di sondare l'animo umano in profondità.
Sicuramente è per questa ragione che Felicita Sala sceglie di rappresentare il "Mostro" in modo indefinito, come un'ombra, permettendo al lettore di immaginarlo. E l'unica volta in cui lo mostra chiaramente, quando fa capolino nell'incubo della ragazza regalandole l'ispirazione che tanto aspettava, rimane fedele al romanzo, mettendo in rilievo quegli orribili occhi gialli tanto ben descritti da Mary Shelley nel suo capolavoro.


Approfondimenti
Il nome di Mary da ragazza era Mary Godwin(Londra 1797-1851).
La mamma di Mary, Mary Wollstonecraft, fu una grande intellettuale, considerata l'antesignana del femminismo scrisse il saggio Rivendicazione dei diritti della donna. 
Il papà, William Godwin, è stato filosofo, scrittore e politico libertario britannico. Pensatore del tardo illuminismo è considerato l'ispiratore di parte del Romanticismo inglese, soprattutto della "seconda generazione romantica" di cui faceva parte il genero, il poeta e filosofo radicale Percy Bysshe Shelley.
Mary conobbe Shelley, discepolo di suo padre nel 1812. Teorico del libero amore, Shelley abbandonò la moglie e fuggì con Mary e la sorellastra di lei, Claire, in Europa. Mary e Percy Shelley si sposarono dopo il suicidio della moglie, ma la loro sarà una relazione tormentata, segnata dalla perdita di tre dei loro quattro figli, dai debiti e dall'ostracismo delle rispettive famiglie.
Mary scrisse la prima versione di "Frankenstein o il Moderno Prometeo", romanzo metà gotico metà filosofico in quegli anni. Il romanzo fu pubblicato la prima volta nel 1818. All'inizio furono stampate solo cinquecento copie, ma in pochi anni il libro diventò famosissimo. Inizialmente Mary lo pubblicò senza firmarlo e, visto l'argomento, molti pensarono che fosse stato scritto da un uomo. Quando si seppe che l'autrice era una donna, l'opinione pubblica si scandalizzò ma presto qualcuno scriverà che quel romanzo "per un uomo era eccellente ma per una donna era straordinario". Da molti è considerato il primo romanzo di fantascienza della storia. 
Già nel 1823 fu adattato per il teatro. A partire dagli inizi del XX secolo diventerà uno dei soggetti più amati e sfruttati dal cinema.
Nel 1822, dopo la morte per annegamento del marito, Mary tornò in Inghilterra.
Nel 1831 scrisse un'introduzione alla nuova edizione del romanzo in cui raccontò il processo creativo e tutte le vicende che portarono alla creazione di Frankenstein, compreso il "caos" delle fonti che nutrono un romanzo mentre sta prendendo forma. In quel periodo curò l'edizione di tutta l'opera poetica del marito e scrisse e pubblicò altri cinque romanzi, fra cui "L'ultimo uomo", racconto apocalittico considerato da molti il suo miglior lavoro.

* "La ballata del vecchio marinaio" di Samuel T. Coleridge è una poesia in cui il protagonista, un marinaio, deve espiare il male commesso quando uccide senza motivo un albatro, creatura di Dio, spezzando l'equilibrio tra sé e la natura. L'influenza che questo testo avrà nella stesura del capolavoro di Mary Shelley è evidente: come il marinaio lo scienziato Victor Frankenstein supererà i limiti umani creando la vita in modo innaturale.

** John Polidori è l'unico, oltre a Mary, ad aver portato a termine la sfida di quella notte. Scrisse un breve racconto, "Il vampiro", ispirato al modello byroniano dell'eroe tenebroso e maledetto. Forse per questo motivo, il racconto fu erroneamente pubblicato su una rivista, nel 1819, a nome dello stesso Byron. 
Da questo personaggio nascerà anni più tardi la ben più famosa storia di Dracula di Bram Stoker.

Se desideri approfondire la vita e l'opera di Mary Shelley, leggi anche:
Il post di MamiLibro su "Frankenstein":
L'approfondimento di studenti.it:
L'articolo con video di raicultura.it:

Le autrici di "Mary la ragazza che creò Frankenstein"
Linda Bailey vive e lavora a Vancouver, è autrice di oltre una ventina di libri per ragazzi, tra cui la serie di gialli di Stevie Diamond, i graphic novel della Good Times Travel Agency ed eclettici albi illustrati come l'acclamato "Stanley's Party".
Ha vinto numerosi premi e riconoscimenti.
Júlia Sardà dopo aver iniziato la carriera come colorista per la Disney/Pixar si è dedicata all'illustrazione tout-court e oggi i suoi lavori sono apprezzati in tutto il mondo. Vive e lavora a Barcellona.

Le autrici di "IL MOSTRO DI MARY Come Mary Shelley ha creato Frankenstein"
Lynn Fulton legge e scrive da sempre. Ha lavorato come investigatrice assicurativa, insegnante di scuola media e insegnate di scrittura. Vive a San Francisco con il marito, il figlio e un cane, un gatto e un coniglio.
Felicita Sala, Premio Andersen 2020 come migliore illustratrice, è un'artista autodidatta. Si è laureata in Filosofia presso l'Università dell'Australia Occidentale. Ha lavorato a diversi progetti di animazione insieme al marito Gianluca, ma la sua passione è quella di creare albi illustrati. Vive a Roma con il marito e la figlia.

MARY La ragazza che creò Frankenstein
Linda Bailey
Illustrazioni: Júlia Sardà
Traduzione: Eleonora Dorenti
Editore: Rizzoli 2020
Pagine: 50
Età di lettura consigliata: dagli 8 anni

Lynn Fulton
Illustrazioni: Felicita Sala
Traduzione: Leonardo Taiuti
Editore: Splen 2020
Pagine: 40
Età di lettura consigliata: dai 9 anni

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